Avere un conto bancario è ormai indispensabile sia per gestire le operazioni quotidiane di finanza personale che per aziende e piccole ditte indivisuali. Capire quanto costa aprire un conto corrente e quali sono in dettaglio le varie spese per l’apertura di un conto è utile per tenere sotto controllo i costi.
Dal momento che per i clienti italiani vi sono diverse soluzioni disponibili, si raccomanda di non lasciarsi incantare dalle offerte e di non aprire subito il conto senza aver prima analizzato le sue caratteristiche.
È utile mettere a confronto le proposte dei diversi istituti di credito, esaminando le condizioni del contratto, tutte le voci di spesa, le funzionalità del conto e gli eventuali vantaggi offerti ai titolari, tenendo in considerazione anche l’opzione di una carta prepagata gratuita.
Quanto costa aprire un conto corrente
Alla domanda su quanto costa aprire un conto corrente bisogna rispondere che dipende, esistono infatti sia conti correnti gratuiti che conti correnti a pagamento. Di solito l’apertura di un conto è gratuita, ma a seconda della soluzione scelta ci possono essere altre voci di spesa.
Prima di vedere le varie voci di costo nel dettalio, vediamo quelle che sono delle cifre orientative da cui partire.
Voce di costo | Costo |
---|---|
Apertura del conto | Solitamente gratuito |
Canone del conto | Può essere gratuito o compreso fra 2€ e i 10€ mensili |
Imposta di bollo | 34,20 euro, solo per giacenze medie superiori a 5.000€ |
Costo delle operazioni | Variabile, solitamente c’è un numero incluso e superato quello 1€/2€ a operazione |
Costo dei prelievi | Variabile, solitamente c’è un numero incluso e poi 1€- 2€ a operazione |
Carta di debito | Solitamente inclusa gratuitamente, talvolta presente un canone annuo di circa 12€/30€ |
Carta di credito | Di solito può essere richiesta gratuitamente, talvolta presente un canone annuo di circa 12€/30€ |
Gli istituti di credito offrono al giorno d’oggi diverse possibilità di scelta ai loro clienti. Prima di aprire il conto con un determinato istituto di credito si consiglia di valutare il contratto, in modo da capire se sia previsto un costo specifico di apertura del conto.
Generalmente le banche offrono l’apertura gratuita del conto, ma per individuare il miglior conto corrente tra quelli disponibili va sottolineato che l’eventuale costo di apertura è solo una delle tante voci da prendere in esame.
Scegliendo di aprire un conto corrente online l’operazione sarà quasi sempre gratuita. Lo stesso vale anche per la maggior parte delle aperture presso una filiale bancaria, solo in poche occasioni sono applicati dei costi di servizio per la scelta di aprire il conto allo sportello.
Altri costi del conto corrente
In base al contratto proposto dalla banca ci possono essere altri costi del conto corrente, che sono le reali voci di spesa nonostante l’apertura sia stata offerta gratuitamente. Per un’analisi dettagliata dei costi è utile fare una suddivisione delle voci di spesa in due categorie: i costi fissi e i costi variabili.
Costi fissi
I costi fissi di un conto corrente sono tutte quelle voci di spesa che i clienti dovranno sostenere indipendentemente dalla frequenza di utilizzo del conto o dalla operatività dello stesso. Il classico esempio è il canone mensile o annuale, ovvero una somma di denaro da corrispondere all’istituto di credito con cui il conto è stato aperto per coprire le spese di gestione dello stesso.
Il canone mensile se non è gratuito di solito non è comunque particolarmente elevato, parliamo di circa 2€ – 10€, a seconda del caso e del numero di servizi offerti.
Talvolta per incentivare i nuovi clienti ad aprire un conto gli istituti di credito pubblicizzano delle promozioni per ridurre o azzerare il canone. In questi casi bisogna fare attenzione a distinguere i conti con canone gratuito per sempre e le soluzioni con canone promozionale per un periodo di tempo limitato, onde evitare di vedere all’improvviso degli addebiti di costi di cui ci si era dimenticati.
Un altro costo fisso da non sottovalutare è da ricercare nella voce imposta di bollo. Si tratta di un’imposta stabilita dallo stato italiano, ammonta a 34,20 euro e deve essere versata da ciascun titolare di conto corrente che abbia una giacenza media annuale superiore ai 5.000 euro.
Nonostante non sia possibile chiedere allo stato lo sconto dell’imposta di bollo se la giacenza media supera il limite prefissato di cinquemila euro, è possibile però scegliere dei conti correnti che pagano l’imposta di bollo. Non sempre infatti questa tassa è a carico del cliente, dipende dalla banca.
Chi prevede di tenere i propri soldi fermi sul conto e teme di superare il limite di giacenza potrebbe quindi trarre beneficio dall’apertura di un conto con imposta di bollo inclusa.
Si ricorda inoltre che i conti correnti offrono degli interessi bassi sulla liquidità in giacenza, motivo per cui potrebbe essere vantaggioso pensare a delle operazioni di investimento per far fruttare il capitale.
Costi variabili
Altre voci di spesa da considerare in fase di confronto sono i costi variabili dei conti correnti. Questi costi sono legati alle operazioni effettuate con il proprio conto e agli strumenti finanziari connessi.
Alcuni conti offrono bonifici gratuiti illimitati, altri invece propongono un numero mensile limitato di bonifici a costo zero e poi applicano delle commissioni sui bonifici. Queste possono variare, ma solitamente si aggirano su 1€-2€ circa per operazioni.
Lo stesso discorso vale solitamente per i prelievi e le altre operazioni, che possono essere inclusi nel numero di operazioni totali oppure avere un numero incluso a parte.
Per valutare la proposta bisogna tener conto in questo caso dell’utilizzo personale che si farà del conto. Se utilizzato prevalentemente per la gestione dei risparmi e con poche o nulle operazioni in uscita l’eventuale costo dei bonifici ha un’importanza relativa. Se utilizzato invece per inviare denaro di frequente avere bonifici gratis o con costi ridotti è fondamentale.
In rete si trovano anche delle offerte speciali per i clienti che decideranno di effettuare l’accredito dello stipendio o della pensione. Generalmente garantendo ingressi periodici di nuova liquidità le banche sono propense ad applicare sconti sul canone o sui costi di prelievi e pagamenti.
Tra i costi variabili bisogna inserire infine quelli connessi alla carta di debito o alla carta di credito collegate al conto. Alcune di queste carte dispongono tra l’altro di IBAN e possono quindi essere ricaricate con bonifico, oltre che spostando denaro dal conto alla carta. Avere una carta di pagamento con IBAN è comodo per ricevere denaro da terzi.
Le carte di credito e di debito possono essere utilizzate per effettuare pagamenti online su qualsiasi sito web e nei negozi fisici. In questo modo si impiegheranno i fondi presenti sul conto corrente (o la linea di credito garantita dalla banca pagando con la carta di credito) e si ridurranno le transazioni con contante.
Solitamente anche queste possono essere incluse su alcuni conti (soprattutto quella di debito), mentre su altri può essere presente un canone annuale che varia fra i 12€ – 30€ circa.
L’indicatore sintetico di costo
L’indicatore sintetico di costo (ISC) è un indicatore che ha lo scopo di mostrare in maniera sintetica e puntuale il costo totale di un conto corrente. La Banca d’Italia ha stabilito l’obbligatorietà di questo indicatore, al fine di incrementare la trasparenza e di consentire ai clienti di confrontare in maniera veloce i vari conti correnti disponibili.
Attraverso l’ISC si avrà inoltre un quadro chiaro della spesa complessiva annuale da sostenere, onde evitare spiacevoli sorprese. Questo indicatore racchiude sia i costi fissi che i costi variabili e per calcolare la spesa finale fa riferimento a dei profili standard di consumatori.
Mentre i costi fissi sono facilmente prevedibili, per i costi variabili la cifra totale viene calcolata tenendo conto del profilo standard di riferimento. Questo significa che a seconda del reale utilizzo del conto e degli strumenti connessi la spesa finale potrebbe discostarsi da quanto preventivato.
Questo strumento di calcolo ipotizza ad esempio un determinato numero di bonifici e di prelievi nel corso dell’anno e stabilisce il costo finale considerando il prezzo di ogni singola operazione. Se il proprio contratto prevede operazioni a pagamento, riducendo il numero di operazioni il costo annuo finale sarà inferiore rispetto all’ISC, viceversa se si aumenta il numero di operazioni.